βρυκόλακας (vrykolakas) il Vampiro Greco (1 parte i Vampiri nella Grecia Classica)

Bentornati sul mio blog.

Dopo aver parlato dei Vampiri in generale, oggi parleremo del Vampiro greco dalle sue origini ad oggi.

Tra mito e leggenda, la figura del Vampiro risale fino all’Antica Grecia. Rappresentato come un essere notturno.

Il Vampiro non è altro che la metafora perfetta per descrivere il timore dell’ignoto. Dagli Antichi Egizi fino ai Goti, tutti i popoli hanno temuto la sua presenza e la “visita notturna”. Un essere spregevole, un demone, raffigurato come il peggiore. I lineamenti deformi, i denti aguzzi, la capacità di succhiare il sangue e l’anima di una persona, o di soggiogarla.

Oggi abbiamo numerosi esempi di Vampiri: hanno cambiato forma e stile di vita nel tempo. Ci riferiamo in particolar modo al Vampiro più famoso di tutti i tempi, Dracula di Bram Stoker. Ma non è stato Stoker a inventare questa figura: Stoker ha solo attinto da testi, fonti e trattati antichi.

I Vampiri nella Grecia Classica

Fin dai tempi della Grecia classica possiamo trovare figure ascrivibili alla categoria dei vampiri, certo alcune di esse molto diverse dal vampiro come oggi lo vorrebbero le leggende ma pur sempre esseri che si riteneva bevessero sangue.

Ulisse incontra Tiresia nell’Ade ( Johann Heinrich Füssli)
I Vampiri nell’Odissea

Così, in uno dei più antichi testi del mito, ritroviamo la seguente descrizione, che vi riporto per completezza. Si riferisce a Tiresia, un non-morto, che Ulisse cerca di invocare per ottenere delle risposte:

“… E quando con voti e suppliche le stirpi dei morti ebbi invocato, prendendo le bestie tagliai loro la gola sopra la fossa: scorreva sangue nero fumante. S’affollarono fuori dall’Erebo l’anime dei travolti da morte… ma io, la spada affilata dalla coscia sguainando, sedevo e non lasciavo le teste esangui dei morti avvicinarsi al sangue, prima che interrogassi Tiresia…”.

Quando Tiresia appare ad Ulisse, quest’ultimo deve lottare con forza per tenerlo a bada: sono lineamenti esangui, pallidi, mostri avidi di sangue. Anche la figura del vampiro inizia ad avere alcuni tratti ancora oggi riconosciuti: viso esangue, smania di sangue; vi è però una sorta di debolezza in queste creature sono facilmente tenute a bada dalla spada di Ulisse.

Le Sirene

Oggi identifichiamo la Sirena come un essere dal busto di donna e con la coda da pesce ma si tratta di una rappresentazione soltanto posteriore databile al periodo medioevale.

Il secondo tipo di vampiro descritto da Omero sono le Sirene, dei mostri dall’aspetto teriomorfico, esse erano le figlie della terra, delle cantanti ammaliatrici che attiravano gli sventurati; nei prati della loro isola giacevano ammucchiate le ossa e le membra “disseccate” delle vittime precedenti dei loro banchetti.
Pare che fossero ritenute figlie di Achelao e di Calliope. Secondo alcuni facevano parte del corteo di Persefone. Demetra le punì, trasformandole in uccelli per non aver tentato d’impedire il rapimento di Persefone da parte di Ade.

Le sirene e Ulisse. Stámnos attico a figure rosse rinvenuto a Vulci – V secolo a.C. (British Museum).

Contrariamente a Tiresia, qui il vampiro assume il connotato di “essere che brama nell’ombra di in attesa della caccia”. Dunque, unendo le due descrizioni ricavate dall’Odissea, possiamo avere un quadro simile all’idea del vampiro attuale.

 Empusa, il vampiro che poteva muoversi alla luce del sole
Empusa – Elle di Gustav Adolf Mossa

Altre figure vampiriche riportate dalle leggende della Grecia classica sono invece di tipo femmineo una di esse era al seguito di Ecate, la regina del mondo degli spettri, Empusa: essa ha il potere di mutare la propria forma: cagna, vacca o splendida fanciulla.

Contrariamente all’attuale tradizione vampirica essa si muove anche in pieno giorno l’Empusa attacca le sue vittime durante il sonno notturno o della siesta pomeridiana.
Questo demone crudele e lussurioso è riportato anche da Aristofane in una conversazione fra Dioniso e Xantia dopo che hanno attraversato il lago Acherusia in “Le rane”,  risalente al 405 a.C.

“Ecco, vedo un mostro enorme, per Zeus… fa spavento! Continua a cambiare aspetto: era un buge e adesso è un mulo. Ecco, ma adesso cambia di nuovo! Ora, è una donna meravigliosa. Ma non è più una donna, perché è diventata un cane. È un’Empusa, allora, è lei!”

La Lamia
i Vampiri nella Grecia Classica: La Lamia

Un altra leggenda vede come protagonista Lamia, una splendida regina di Libia e figlia (o nipote, a seconda delle tradizioni) del dio dei mari Poseidone e che conquistò l’amore di Zeus e gli diede molti figli.

Quando Era, la moglie di Zeus, scoprì il tradimento, divenne furiosa con Lamia.

Accecata dalla rabbia, decise di uccidere tutti i figli della donna, eccetto uno, Scilla, che riuscì a scappare. Oltre ad avere ucciso i suoi figli, Era la maledisse: ella non poteva trovare riposo, in una vita eterna da sveglia.

Zeus decise, dunque, di concedere all’amante un dono: togliersi e rimettersi gli occhi, quando intendeva riposare. 

Questo, purtroppo, peggiorò solamente le cose: quando si trovava nello stato di veglia, Lamia si aggirava nelle tenebre, alla ricerca di sangue e di vittime sacrificali.

Tutte queste figure portano in loro i primi semi del vampirismo.

Per evitare che l’articolo venisse troppo lungo l’hi diviso in due parti. La seconda parte uscirà la prossima settimana. Fatemi sapere cosa ne pensate qui sotto o sulla mia pagina facebook.

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