Perfect Blue di Satoshi Kon, recensione

Ciao a tutti.

Oggi voglio parlarvi di un film d’animazione del 1997: Perfect Blue di Satoshi Kon.

Scheda Perfect Blue:

Trama:

Mima è una cantante pop di 21 anni sulla cresta dell’onda: ma la sua decisione di abbandonare il mondo della musica per diventare prima attrice e per poi posare nuda per una rivista viene accolta male da un suo fan sfegatato che non tollera il suo cambio d’immagine provocando così vari incidenti sul set. Mima inizia a farsi delle domande sulla propria identità iniziando a non riconoscere più se stessa non sapendo più quale versione di sè sia la vera: idol, attrice, persona comune oppure una mera illusione di se stessa?

Opinione Personale:

l tema centrale affrontato nell’opera di Satoshi Kon è sicuramente la frammentazione dell’io: “chi è Mima?” è la domanda che lo spettatore, nel corso della visione, si porrà più di frequente. In realtà non si può dare una risposta certa a questa domanda: Mima è la idol; è l’attrice di Doppio legame (ma è anche il personaggio che interpreta nel serial, in quanto le scene girate sul set sembrano rispecchiare perfettamente la situazione reale della ragazza); è lo spettro della vecchia Mima, tornato per vendicarsi di un’immagine che non le appartiene; è la sé stessa virtuale, la cui vita viene minuziosamente descritta sul blog; è infine l’immagine pubblica che da di sé, e che ogni consumatore recepisce in modo diverso. Esistono perciò infinite Mima, e lo sguardo “oggettivo” dello spettatore (che di oggettivo non ha nulla se non l’illusione di uno sguardo esterno alla vicenda narrata) contribuisce a crearne di nuove. Il film procede con costanza nel demolire le certezze di chi lo guarda, gettandolo in una condizione soffocante e straniante, in cui non riesce più a distinguere ciò che è vero, tangibile, da ciò che non lo è, una condizione terribilmente simile a quella della protagonista.

La riflessione del regista sullo sdoppiamento di personalità parte però da un obiettivo più alto, ovvero il voler sviscerare e raccontare i retroscena dello show business, in cui la star, o più propriamente la persona reale dietro all’immagine artefatta, perde completamente la propria vera identità, sia in relazione a come si pone nei confronti del pubblico, che a come questo pubblico, i consumatori del prodotto-star, recepisce l’immagine che gli viene proposta. Per quanto si cerchi di dare un aspetto univoco all’idolo, ogni singolo consumatore andrà a distorcere questa immagine per adattarla al suo pensiero, alla sua immaginazione, al suo volere, che sono puramente soggettivi, e che nessuno potrà mai condividere allo stesso identico modo. È così quindi che si creano infinite immagini dalle diverse sfumature, infiniti prodotti raggruppati tutti sotto lo stesso nome.

Un altro fattore su cui il regista pone l’accento, anche se in forma minore, è il rapporto con l’internet, in modo sicuramente arguto e visionario, dato l’anno di produzione del film (1997). In particolare si riflette sullo sdoppiamento di personalità causato dalla creazione sul web di un “sé” che spesso e volentieri non ha nulla a che vedere con la persona fisica che dà vita a questa immagine artefatta. La Mima virtuale, come viene ribadito con costanza sul blog, non rispecchia assolutamente la vera Mima, tanto da minare la sua stabilità mentale.

Con grande maestria Satoshi Kon è riuscito a realizzare non solo un film d’animazione di successo, ma soprattutto un thriller originale ed innovativo, una riflessione da un punto di vista interno sull’immagine e sul valore che questa ha acquisito nell’età moderna, anche in relazione ai nuovi media.

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