Questo non è il mio corpo (manga) di Moyoco Anno, recensione

Ciao a tutti.

Oggi voglio parlarvi di un manga in volume unico che mi ha particolarmente colpito: Questo non è il mio corpo di Moyoco Anno.

Scheda Questo non è il mio corpo:

  • Titolo: originale:Shibou to Iu Na no Fuku o Kite
  • Titolo inglese: In Clothes Called FatTitolo
  • Nazionalità: Giappone
  • Casa Editrice: Shodensha
  • Edito in italia da :Kappa Edizioni
  • Collana:Manga San
  • Storia: Moyoco Anno
  • Disegni: Moyoco Anno
  • Categoria: Josei 
  • Genere: Drammatico, Psicologico, Sentimentale, Slice of Life 
  • Anno: 1997
  • Volumi: 1

Trama Questo non è il mio corpo:

Noko Hanazawa è una giovane “office lady” con un’ossessione per il cibo. Di fronte a qualsiasi problema, dalle angherie dei superiori alle offese dei ragazzi, Noko reagisce mangiando compulsivamente, fino a dimenticare ogni cosa. Per Saito, il suo ragazzo, il fatto che Noko sia sovrappeso non sembra un problema. Un giorno però, Noko scopre che Saito ha una relazione con una collega di ufficio, e decide di dimagrire per riconquistarlo, ma le cose sono molto diverse da come sembrano. Una storia d’amore densa, insinuante e a tratti sgradevole nello sua crudezza, ma venata d’ironia. Il racconto della lotta quotidiana tra il bisogno psicologico di nutrimento e il desiderio di essere magri fino a scomparire.

Opinione Personale:

Noko vive in un mondo fatto di colleghi che la deridono, dal fidanzato che la tradisce e da una continua lotta con sè stessa e il corpo, e l’unica cosa a cui riesce a pensare per essere accettata e per riconquistare il fidanzato è l’autodistruzione, passando dal mangiare cibo per consolazione verso una vera è propria bulimia, quando comincia a vomitare ciò che mangia, fino ad arrivare all’anoressia. Anche gli altri personaggi presentano dei problemi: Saito (il fidanzato) riversa la sua frustrazione su Noko, più debole, perchè incapace di “ribellarsi” alla madre; Tachibana (la collega seducente) che si sente superiore e se la prende con chi è più debole di lei (Noko).

Ma il tema principale continua ad essere quello dei disturbi alimentari, dove abbiamo la magrezza vista sempre come sinonimo di bellezza e felicità, senza pensare di farlo magari per se stessi, per la propria salute. La bulimia e l’anoressia sono due conseguenze di una società che promuove determinati modi di essere, induce ad annullare la propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, arrivando ad uno stato di insoddisfazione, sofferenza e depressione. Noko si renderà conto però che la sua infelicità è dovuta al suo essere debole e incapace di affrontare i problemi.

Una storia cruda e verosimile, il cui titolo giapponese: “Shibou to iu na no fuku wo kite” (che letteralmente in italiano si traduce con: “Indossando un abito chiamato grasso”), fa ben intendere che è proprio il meccanismo di autodifesa che utilizza Noko, che cerca di sopravvivere nella società indossando quest’abito come protezione, ma da cui poi non riesce a staccarsi.

Il segno della sensei Moyoco Anno è durissimo e pulito, spigoloso e comunica perfettamente ad occhi e mente ogni minima sensazione anche solo accennata. E’ un segno quindi estremamente espressivo, una linea chiara in cui le ombre sono quasi del tutto assenti, a tratti realistico e a tratti esasperato; non è troppo descrittivo, talvolta è minimale nella definizione delle figure e nel panneggio e gli ambienti non sono descritti con troppa cura, perché il segno è tutto concentrato sulla narrazione dei sentimenti dei personaggi.

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Alla prossima.🖖

Pubblicato da nonsolomanga

Sono Claudia, sono una lettrice accanita sin dalla tenera età. Con il tempo ho ampliato l'amore per i libri a quello per i manga nonché anime. Ma sono anche una grande appassionata di film e telefilm e collezionista.

6 Risposte a “Questo non è il mio corpo (manga) di Moyoco Anno, recensione”

  1. Lo stile dell’autrice mi ricorda molto quello di Yazawa, ma al contrario dell’autrice di Nana qui siamo di fronte ad un problema molto serio, che affligge il Giappone come ogni altro paese del mondo, un argomento davvero importante, tutt’ora sottovalitato ma che ogni anno miete sempre più vittime, grazie per avermi fatto conoscere un titolo così, diverso dagli altri.

  2. Ottima recensione per un manga duro e impegnativo, che sicuramente vale la pena non solo di leggere, ma anche di meditare. Unica nota negativa, se vogliamo, ma solo per l’edizione italiana, è il titolo, che in tutta sincerità avrei preferito nella sua crudezza letterale.

  3. Ciao Sara.
    I manga in italia vengono percepiti da molti come un qualcosa per bambini o adolescenti, perciò spesso i titoli vengono storpiati in funzione del pubblico. Non c’é la concezione come in Giappone del manga e anime per un publico adulto.

  4. Mi accodo a Katrin, lo stile ma anche la caratterizzazione dei personaggi somigliano molto a quelli della Yazawa e il suo celebre Nana.
    Sono sempre più convinta che sia importante mostrare i problemi legati ai disturbi alimentari, sensibilizzare le masse e ben venga che lo si faccia anche con i manga. Non conoscevo questo in particolare ma voglio recuperarlo.

  5. Il problema del rapporto con il cibo è importante. Molte ragazze si autodistruggono per assomigliare ai modelli magri imposti dai media, in più la società, in modo più o meno evidente rifiuta il brutto o il grasso. Dev’essere un manga interessante.

  6. Adoro quando i manga, e a volte lo fanno con più forza di alcuni romanzi, trattano temi super delicati tuttavia con grande forza e coraggio. Questo è un male della nostra epoca e proprio ieri leggevo che i disturbi alimentari tra i giovani sono cresciuti di 10 volte per colpa di questa situazione di merda tra lockdown assurdi e zone colorati nemmeno giocassimo ad Uno -.-
    Credo che lo leggerò! Mi ha colpito sul vivo!

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