Questo non è il mio corpo (manga) di Moyoco Anno, recensione

Ciao a tutti.

Oggi voglio parlarvi di un manga in volume unico che mi ha particolarmente colpito: Questo non è il mio corpo di Moyoco Anno.

Scheda Questo non è il mio corpo:

Trama Questo non è il mio corpo:

Noko Hanazawa è una giovane “office lady” con un’ossessione per il cibo. Di fronte a qualsiasi problema, dalle angherie dei superiori alle offese dei ragazzi, Noko reagisce mangiando compulsivamente, fino a dimenticare ogni cosa. Per Saito, il suo ragazzo, il fatto che Noko sia sovrappeso non sembra un problema. Un giorno però, Noko scopre che Saito ha una relazione con una collega di ufficio, e decide di dimagrire per riconquistarlo, ma le cose sono molto diverse da come sembrano. Una storia d’amore densa, insinuante e a tratti sgradevole nello sua crudezza, ma venata d’ironia. Il racconto della lotta quotidiana tra il bisogno psicologico di nutrimento e il desiderio di essere magri fino a scomparire.

Opinione Personale:

Noko vive in un mondo fatto di colleghi che la deridono, dal fidanzato che la tradisce e da una continua lotta con sè stessa e il corpo, e l’unica cosa a cui riesce a pensare per essere accettata e per riconquistare il fidanzato è l’autodistruzione, passando dal mangiare cibo per consolazione verso una vera è propria bulimia, quando comincia a vomitare ciò che mangia, fino ad arrivare all’anoressia. Anche gli altri personaggi presentano dei problemi: Saito (il fidanzato) riversa la sua frustrazione su Noko, più debole, perchè incapace di “ribellarsi” alla madre; Tachibana (la collega seducente) che si sente superiore e se la prende con chi è più debole di lei (Noko).

Ma il tema principale continua ad essere quello dei disturbi alimentari, dove abbiamo la magrezza vista sempre come sinonimo di bellezza e felicità, senza pensare di farlo magari per se stessi, per la propria salute. La bulimia e l’anoressia sono due conseguenze di una società che promuove determinati modi di essere, induce ad annullare la propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, arrivando ad uno stato di insoddisfazione, sofferenza e depressione. Noko si renderà conto però che la sua infelicità è dovuta al suo essere debole e incapace di affrontare i problemi.

Una storia cruda e verosimile, il cui titolo giapponese: “Shibou to iu na no fuku wo kite” (che letteralmente in italiano si traduce con: “Indossando un abito chiamato grasso”), fa ben intendere che è proprio il meccanismo di autodifesa che utilizza Noko, che cerca di sopravvivere nella società indossando quest’abito come protezione, ma da cui poi non riesce a staccarsi.

Il segno della sensei Moyoco Anno è durissimo e pulito, spigoloso e comunica perfettamente ad occhi e mente ogni minima sensazione anche solo accennata. E’ un segno quindi estremamente espressivo, una linea chiara in cui le ombre sono quasi del tutto assenti, a tratti realistico e a tratti esasperato; non è troppo descrittivo, talvolta è minimale nella definizione delle figure e nel panneggio e gli ambienti non sono descritti con troppa cura, perché il segno è tutto concentrato sulla narrazione dei sentimenti dei personaggi.

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