Recensione Manga Black Paradox

Ciao a tutti.

Era da un po che non vi parlavo di una maga e oggi torniamo sull’argomento con Black Paradox di Junji Ito.

Scheda Black Paradox

Trama Black Paradox

Quattro nickname per quattro aspiranti suicidi che si sono conosciuti su un oscuro sito internet. Determinati a togliersi la vita per fuggire dalle proprie ansie, ossessioni e paranoie, sono in cerca della morte perfetta, ma si troveranno invece a varcare la soglia che conduce a una macabra avventura.

È considerato uno dei maestri dell’horror in Giappone ed è un autore affermato in patria già da parecchi anni. Nato nel 1963, diventa famoso già nel 1987, a 24 anni, con Tomie, che è il suo primo racconto lungo; le influenze nelle opere di Ito includono altri maestri dei manga horror giapponesi come Hino, Umezu e Furuka.

Black Paradox – I personaggi

Suicidio di Massa

Black Paradox è un sito d’incontri, come tanti altri. Il nome potrebbe suggerire un portale web di natura ambigua. In realtà è molto di più é qualcosa di molto peggiore: si tratta di una piattaforma per suicidi. Su Black Paradox gli utenti possono incontrare virtualmente altre persone con lo stesso obiettivo: il modo in cui togliersi la vita. È così che prendono corpo le vicende di quattro sfortunati ragazzi.

La vicenda parte subito forte senza troppe introduzioni: i quattro ragazzi si conoscono in chat e organizzano un raduno per suicidarsi, il tema del suicidio e del doppelganger, sono infatti tutti angosciati dai sosia (tranne Marceau). In realtà dopo un primo tentativo di suicidio di gruppo si ha un secondo tentativo che ha come risultato solo la morte di Pidan, ma questo è solo l’inizio della storia…

Dopo il suicidio del ragazzo si crea un varco nel suo stomaco (più esattamente nel piloro, orifizio che collega stomaco e intestino) che collega il mondo delle anime al nostro! Le anime si trovano dentro delle pietre, dette paradoniti, che Pidan sputa fuori dalla bocca. Saranno proprio queste pietre a cambiare la vita dei protagonisti e del mondo intero.

Doppelganger

Intersecando il tema della morte con quello del doppio: il vuoto interiore può causare il suicidio, ma il confronto con un altro sé, sconosciuto e oscuro, è molto più carico di criticità, che possono portare verso una strada dalla quale sembra non esserci ritorno e che conduce a esplorare i lati più sordidi della propria anima. Che sia attraverso uno specchio, come nel caso di Rosetta che vede una se stessa a volte più bella a volte orribile, o un copia-plagio creata artificialmente e che surclassa l’originale in ogni campo, come nel caso di Pidan, il confronto con il doppio risulta annichilente, rompendo l’equilibrio tra realtà e finzione.

L’aldilà

L‘aldilà viene visto contemporaneamente sia come mondo luminoso, che come orrore e tenebe, le cui entrate sono portali di carne, è la rappresentazione dell’inconoscibile e di come l’uomo sia sempre pronto a sfidare i propri limiti, non per nobili ideali, ma per avidità, nonostante questo possa portare a catastrofiche conseguenze.

Opinione Personale:

Junji Ito crea un clima di terrore, ansia e angoscia che avrà come risultato uno dei suoi racconti più riusciti. La forza del maestro dell’horror sta proprio nelle sue idee totalmente fuori da ogni logica, che rendono i suoi racconti originali e meritevoli di lettura senza avere l’idea di una storia già vista. La conclusione di Black Paradox ha un retrogusto amaro, una chiusa dalle tinte cupe che si maschera da finale aperto e che sancisce un’opera estremamente peculiare.

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